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Le Controindicazioni
Controindicazioni all'implantologia
La ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico delle case produttrici di impianti ha permesso il raggiungimento di un elevato standard nella qualità del risultato che attualmente possiamo dare ai nostri pazienti.
Questa breve sintesi delle reali controindicazioni, relative ed assolute, all'implantologia e ad alcune modalità di applicazioni delle tecniche implantologiche come pure dei rischi legati all'implantologia per osteointegrazione , vuol far comprendere che l'implantologia, pur essendo una metodica chirurgica standardizzata, deve assolutamente essere INDIVIDUALIZZATA per ogni PAZIENTE in funzione delle caratteristiche LOCALI dei mascellari e GENERALI cliniche del paziente stesso.
Quindi, non sempre è possibile effettuare l'implanto-
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Attualmente il DENTASCAN è la migliore metodica tomo-
Diviene chiaro che di fronte ad una qualità ossea scadente saranno necessari un numero di impianti maggiori in grado di permettere un adeguato sostegno per la protesi sia essa fissa che mobile, come pure alcune tecniche potranno, o meno, essere impiegate.
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Il CARICO IMMEDIATO consiste nel posizionamento della protesi subito dopo l'inserimento degli impianti, e comunque entro le 36 ore dall'intervento implantologico.
E' assolutamente ovvio che questa tecnica dipenda dalla quantità dell'ancoraggio degli impianti a livello osseo (stabilità primaria) e quindi anche dalla qualità dell'osso dove questi vengono posizionati oltre che dal numero e dal tipo degli impianti utilizzati.
Sempre nel contesto del carico immediato una tecnica che viene promossa è la riabilitazione protesica su 4 impianti ( ALL ON FOUR ) mediante programmazione computerizzata del posizionamento degli impianti con apposite guide precostruite e della protesi.
Attualmente, però, la durata a lungo termine di tale approccio trova pareri discordanti.
Altro tema di attualità è l' IMPLANTOLOGIA "A CIELO CHIUSO", che non necessita l'effettuazione di un lembo, ma solo l'apertura di un opercolo mucoso minimale.
E' questa una metodica meno invasiva per i pazienti, che rientra nella visione moderna di programmazione computer-
Ad ogni modo, qualora la quantità ossea non sia elevata e sia richiesta una contestuale tecnica rigenerativa o ricostruttiva associata, questa metodica potrebbe trovare un suo limite applicativo.
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Continuando sulle possibili diverse scelte terapeutiche per i nostri pazienti possiamo pensare ai pazienti che non presentano un'igiene corretta, questi pazienti sono a rischio di insuccesso in quanto la carica batterica è in grado di determinare un processo infiammatorio dei tessuti peri-
Eseguire impianti in pazienti che sono affetti da patologia parodontale attiva è un rischio se la malattia stessa non è stata trattata con attenzione.
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Attualmente i pazienti fumatori vengono riabilitati con gli impianti; ma è importante che sappiano che il rischio di insuccesso e molto più elevato che nei pazienti non fumatori sia a breve che a lungo termine, sia per l'azione quindi immediata sui processi di guarigione delle ferite subito dopo l'intervento chirurgico, sia per l'azione negativa che il fumo determina a livello della circolazione periferica ( ipossia tissutale ) e quindi dei processi di osteointegrazione.
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Un tema di grande attualità è l'uso di BIFOSFONATI ed altri farmaci anti riassoritivi (Denosumab) o antiangiogenetici (Sunitinib), categoria di farmaci che vengono utilizzati soprattutto nell'osteoporosi e nelle terapie anti-
per ulteriori approfondimenti, leggi L’OSTEONECROSI DELLE OSSA MASCELLARI FARMACO-
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Non compensati e con complicanze micro-
Pertanto, è assolutamente necessario che il trattamento terapeutico per il diabete sia efficace e perfettamente compensatorio.
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sul successo implantologico rispetto a quanto si credeva, tanto più che i pazienti anziani sono quelli che attualmente vengono maggiormente riabilitati con gli impianti.
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a livello dei mascellari ha importanza, per cui si consiglia ai pazienti, che hanno subìto terapia radiante per motivi neoplastici, di effettuare gli impianti o subito alla fine della terapia stessa o, in alternativa, dopo un anno dalla fine della terapia stessa.
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