Studio Odontoiatrico di Endodonzia e Conservativa - dott. Ernesto Russo

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Xerostomia: rimanere a bocca asciutta


La xerostomia è una condizione caratterizzata da alterata secrezione della saliva. In alcuni casi si accompagna a xeroftalmia, un'alterata secrezione delle lacrime. Anche se sembrano disturbi poco rilevanti, possono in realtà compromettere la qualità di vita delle persone che ne sono affette poiché saliva e lacrime sono importanti per preservare l'integrità strutturale e funzionale della bocca e degli occhi.
La xerostomia è piuttosto frequente nelle persone anziane, soprattutto donne, con un'incidenza del 20-25%. Non si tratta, tuttavia, di una normale conseguenza dell'invecchiamento, come spesso gli stessi pazienti sono portati a credere, pertanto le sue cause vanno sempre indagate.
La saliva è un fluido chimicamente complesso, costituito da sostanze organiche e inorganiche (elettroliti, enzimi, ecc). Prodotta in misura di circa due litri al giorno, la saliva consente una normale fonazione, facilita la masticazione dei cibi, la loro deglutizione e la percezione del loro sapore e contiene enzimi che aiutano la digestione. Inoltre, esercita un'azione lubrificante e di pulizia meccanica, contrasta la proliferazione di batteri e funghi, protegge le mucose dalle temperature troppo alte o troppo basse dei cibi. Infine, la saliva svolge una azione protettiva dei denti nei confronti della carie: il suo elevato potere tamponante contrasta gli acidi che si formano all'interno della bocca e, in virtù dell'elevato contenuto di calcio e fosfati, contribuisce alla remineralizzazione delle lesioni cariose precoci. E' comprensibile perciò come la ridotta o assente produzione di saliva possa avere conseguenze che vanno ben al di là della semplice secchezza della bocca. I pazienti possono riferire disfonia, disfagia, comparsa di ulcere sulla lingua o sulle mucose, accompagnate da bruciore e dolore, malattie infiammatorie periodontali, candidosi, cheilite angolare, desquamazione delle labbra, alitosi, perdita del senso del gusto (probabilmente per atrofia delle fibre nervose e per una diminuita risposta delle papille gustative), comparsa di carie (soprattutto alla radice dei denti), difficoltà a portare le protesi dentali e persino insonnia, dovuta ai frequenti risvegli notturni per la necessità di bere.
Cause
La xerostomia può essere dovuta a varie cause:
può essere un evento occasionale, come ad esempio in caso di febbre o di diarrea: la perdita di fluidi può comportare una riduzione del flusso salivare che viene prontamente ripristinato da una adeguata idratazione;
può essere indotta da trattamenti radianti per neoplasie maligne della zona testa/collo, una situazione ben conosciuta, che non presenta problemi di diagnosi;
nella maggior parte dei casi si tratta di un problema cronico legato a malattie sistemiche o di uneffetto iatrogeno; sono queste le due situazioni qui considerate.
Fra le malattie sistemiche, la sindrome di Sjögren è la causa più frequente di xerostomia. Questa patologia infiammatoria autoimmunitaria, ad eziologia sconosciuta, è caratterizzata da disfunzione delle ghiandole esocrine per infiltrazione linfocitaria. Colpisce prevalentemente le donne in postmenopausa. Oltre che con secchezza della bocca, la malattia si manifesta anche con secchezza oculare. In certi pazienti può interessare, contemporaneamente o in tempi successivi, le mucose di altri distretti (naso, bronchi, vagina). La forma primaria (40% dei casi) prende anche il nome di "sicca sindrome".
Più spesso compare in associazione a svariate malattie del connettivo (forma secondaria), in primo luogo l'artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico e la sclerodermia.
Possono provocare secchezza della bocca anche malattie caratterizzare da squilibri elettrolitici come il diabete insipido e l'insufficienza cardiaca, o stati di deficienza come l'anemia perniciosa.
I farmaci potenziali induttori di secchezza alla bocca sono moltissimi a partire dagli anticolinergici e da quelli dotati di azione anticolinergica, come gli antidepressivi (soprattutto i triciclici ma anche, pur se con minore frequenza i più recenti SSRI e la reboxetina), gli antipsicotici (fenotiazine e butirrofenoni), gli antiparkinson [orfenadrina (Disipal®) e triesifenidile (Artane®)] e gli antistaminici. Inoltre anoressizzanti, oppiacei, beta-bloccanti, diuretici e benzodiazepine, solo per citare i gruppi a cui appartengono i farmaci più spesso responsabili di questo effetto indesiderato.
La xerostomia indotta da farmaci è reversibile alla sospensione della terapia. Questa soluzione tuttavia, apparentemente semplice, non è sempre percorribile: occorrerà valutare, caso per caso, l'opportunità di sospendere il trattamento o modificarlo laddove esistano alternative idonee per il singolo paziente.
Trattamento
Purtroppo le opzioni terapeutiche sono molto limitate. L'obiettivo del trattamento con farmaci scialagoghi è di aumentare il flusso salivare ma questo è possibile solo quando vi sia una funzionalità residua delle ghiandole salivari. Il farmaco meglio studiato, soprattutto nelle forme di xerostomia indotta da radiazioni, è la pilocarpina orale (Salagen®). La pilocarpina è un parasimpaticomimetico, con predominante attività muscarinica, che favorisce l'attività secretiva da parte delle ghiandole esocrine ed è in grado di stimolare il tessuto residuo funzionante nelle ghiandole salivari danneggiate. Negli studi condotti su pazienti trattati per xerostomia indotta da radiazioni, il 40-50% ha riferito un miglioramento della secchezza del cavo orale e i risultati più favorevoli si sono ottenuti con dosi di 5-10 mg tre volte al giorno. In un recente studio randomizzato controllato con placebo, 373 pazienti con sindrome di Sjögren sono stati trattati con 2,5 mg pilocarpina, 5 mg di pilocapina o placebo, somministrati 4 volte al giorno per 12 settimane. Una percentuale significativamente superiore di pazienti trattati con pilocarpina 5 mg ha ottenuto un miglioramento dei sintomi (secchezza della bocca, secchezza oculare) rispetto al placebo (61,3% vs 31,1% e 42% vs 26,1% rispettivamente).
Gli effetti indesiderati del trattamento sono quelli tipici della stimolazione colinergica (sudorazione, nausea, pollachiuria, crampi addominali).
Una formulazione galenica preparata utilizzando una idonea diluizione in acqua della soluzione oftalmica all'1% potrebbe rappresentare un'alternativa alle compresse.
L'efficacia dell'anetoltritione (Sulfarlem®, disponibile solo all'estero) è poco documentata: il meccanismo d'azione non è noto e i pochi studi hanno dato risultati contrastanti.
L'umidificazione della mucosa orale con un sostituto della saliva (Xerotin® umettante spray, Secriva® spray) rimane a volte l'unica soluzione: richiede purtroppo frequenti somministrazioni sia diurne che notturne. La formulazione in gel (Oralbalance®), grazie alla sua adesività, consente una minore frequenza di somministrazione.
Laddove non vi siano precise controindicazioni, aumentare l'assunzione di liquidi durante tutto l'arco della giornata e durante i pasti ha sempre un effetto benefico. Talora si dimostrano di una certa utilità sciacqui con formulazioni magistrali a base di acido citrico o acido ascorbico ma, a parte l'efficacia di breve durata, a causa della loro acidità possono risultare irritanti e intaccare col tempo lo smalto dei denti; sono da riservare perciò ai portatori di protesi dentarie e a chi non ha lesioni in bocca. Anche succhiare caramelle o masticare gomme può aumentare la salivazione: è importante però che siano prodotti senza zucchero non cariogeni. A questo proposito si dovrà anche ricordare al paziente di adottare tutti provvedimenti per una adeguata igiene orale (scrupolosa pulizia dei denti e cure regolari con rimozione della placca) e di evitare fattori aggravanti quali alcool e fumo.

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